L'ateneo di Ferrara annulla l'esame. ChatGPT tra i banchi virtuali solleva il dibattito sull'integrità accademica

L'episodio accaduto all'Università di Ferrara solleva importanti questioni sull'impatto dell'intelligenza artificiale nel contesto accademico. Il 27 gennaio 2025, durante un esame di psicobiologia e psicologia per 362 studenti del corso di Scienze Motorie, è emerso l'utilizzo non autorizzato di ChatGPT e altre applicazioni di IA per rispondere alle domande a risposta multipla. L'anomalia è stata rilevata inizialmente attraverso una media dei voti insolitamente alta (28/30) e ha portato all'annullamento dell'intera prova.

La decisione dei professori di annullare l'esame evidenzia le sfide che le università devono affrontare nell'era digitale. La modalità dell'esame, che prevedeva l'utilizzo di dispositivi personali degli studenti sulla piattaforma 'Moduli' di Google, ha involontariamente creato un'opportunità per l'uso improprio di strumenti esterni. L'impossibilità di identificare con precisione chi abbia effettivamente utilizzato l'IA ha reso necessario l'annullamento collettivo, penalizzando anche gli studenti che hanno svolto la prova onestamente.

Questo caso mette in luce la necessità di ripensare le metodologie di valutazione nell'istruzione superiore. Le università si trovano di fronte al dilemma di come bilanciare l'innovazione tecnologica con l'integrità accademica. La facilità di accesso agli strumenti di IA e la loro crescente sofisticazione richiedono lo sviluppo di nuove strategie di valutazione che possano garantire l'autenticità del lavoro degli studenti.

L'episodio di Ferrara non è un caso isolato ma riflette una tendenza più ampia nel mondo accademico, dove l'integrazione dell'IA sta trasformando radicalmente il processo di apprendimento e valutazione. La soluzione non risiede necessariamente nel rifiuto totale della tecnologia, ma piuttosto nella ricerca di un equilibrio tra innovazione e mantenimento degli standard accademici tradizionali.

La decisione di ripetere l'esame con modalità che escludano l'uso di strumenti esterni rappresenta una risposta immediata ma solleva interrogativi sul futuro dell'istruzione universitaria. Come possono le istituzioni accademiche adattarsi a questa nuova realtà mantenendo al contempo l'integrità dei loro processi valutativi? La risposta potrebbe richiedere un ripensamento fondamentale dei metodi di valutazione, privilegiando forse forme di esame che valorizzino il pensiero critico e le capacità analitiche difficilmente replicabili dall'IA.

Redazione CESTI

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